Basilicata soft - page 52

Si chiama “PIRODISERBO”
“la tecnica di lavoro che permette di controllare ed eliminare le erbe infe-
stanti, le malattie fungine e gli insetti dannosi per mezzo del fuoco”.
Il pirodiserbo può avere un ruolo di primo piano inserendosi nelle nuove
tendenze quali la lotta biologica e integrata in entomologia e fitopatologia;
Il
principio
sul
quale
si
basa
la
tecnica
del
pirodiser-
bo è quello della lessatura dei tessuti delle erbe infestanti.
Il tempo di azione del calore durante il trattamento è così bre-
ve da non permettere la carbonizzazione della materia vegetale.
L’effetto immediato del calore è quello di far espandere repentinamente il pla-
sma cellulare, provocando così la rottura della membrana esterna; vie-
ne così interrotto il flusso intracellulare di alimentazione e la cellula, non
potendo più essere nutrita, a causa della continua evaporazione dovuta alla
lacerazione della cuticola entro due o tre giorni la pianta secca e muore.
Il pirodiserbo quindi non brucia le erbe infestanti, ma subito dopo il trattamen-
to con il calore le piante trattate presentano una variazione di pigmentazione;
si accentua fortemente il colore verde delle foglie, tale manifestazione è
visibile in un paio di minuti e ciò a causa della fuoriuscita della linfa dalla cellula.
Dopo alcuni giorni si può valutare appieno la riuscita del trattamento
poiché le piante assumono il classico colore giallo proprio della pianta secca.
E’ importante conoscere l’intervallo di tempo necessario affin-
ché il calore sviluppi , all’interno della pianta, la temperatura sufficien-
te per un risultato efficace e quindi una influenza termica su tutte le cellule.
Il pirodiserbo ha, come vantaggio principale, una mancan-
za assoluta di residui nocivi sul terreno; infatti il GPL, brucian-
do, forma esclusivamente vapore acqueo ed anidride carbonica.
Qualora il trattamento sia praticato su erbe che si trovano nello stadio vegetati-
vo giovanile ( 20-25 gg. dall’emergenza ) è sufficiente un riscaldamento
di 90 – 95° C per la durata di un secondo per determinare la morte delle stesse.
In altri casi, con piante in stato vegetativo avanzato, è consi-
gliabile una applicazione di
101° C. per la durata di un secondo.
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