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Scavi archeologici eseguiti in Basilicata, nei pressi di Anglona e nei pressi di
Policoro, hanno riportato alla luce innumerevoli opere attualmente custodite
nel Museo archeologico nazionale della Siritide, accertando l’esistenza di in-
sediamenti risalenti al 3000 a.C. Gli abitanti di queste zone erano denominati
Enotri, in particolare però gli abitanti della zona compresa tra i fiumi Sinni ed
Agri, venivano chiamati Coni.
A partire dall’VIII secolo a.C., sulla costa ionica, per mano dei Greci provenienti
dalla Ionia, furono fondate le città di Siris, Heraclea, Metaponto e Pandosia.
Siris si ritiene fondata all’inizio del VII secolo a.C. dai popoli dell’Epiro, distrutta
da Sibari e Crotone nel VI secolo a.C., dalle sue rovine sorse Heraclea tra il 443
a.C. e il 430 a.C. Nel IX secolo la città viene menzionata col nome di Polycho-
rium e nel 1126 in un atto di donazione al monastero di Carbone, compare l’at-
tuale nome Policoro.
Pandosia, che confinava con Heraclea, è considerata la più antica città pagana
della Siritide. Fondata degli Enotri prima del 1000 a.C., fu molto ricca e impor-
tante grazie alla fertilità del terreno e alla posizione strategica. I due grossi fiumi
lucani, l’Agri e il Sinni, a quel tempo navigabili e l’antica via Herculea che da
Heraclea risaliva per più di 60 km la valle dell’Agri fino alla città romana di Gru-
mentum, agevolavano le comunicazioni e quindi una rapida espansione della
città. Nel 326 a.C., in una battaglia contro il popolo dei lucani, venne ucciso
Alessandro il Molosso, re dell’Epiro e zio di Alessandro Magno. Nel 281 a.C. fu
campo di battaglia tra i Romani e Pirro re dell’Epiro, che corso in aiuto dei ta-
rentini si accampò tra Heraclea e Pandosia.
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